martedì 4 febbraio 2014

Banche, con le nuove regole Ue i prestiti caleranno sempre di più


Leggevo stamattina su Il Fatto Quotidiano che dopo le norme stabilite da Basilea, si prevede che i finanziamenti caleranno di 8 miliardi da parte delle banche.

"È  come lasciare libera la bestia e dire ai cittadini chiudetevi in casa e rafforzate porte e finestre". Giuseppe Bortolussi, della Cgia di Mestre, usa una metafora forte per descrivere le scelte in tema di regolamentazione bancaria approvate dal comitato di Basilea due settimane fa, che rendono ancora più invitante per gli istituti investire in derivati, piuttosto che prestare a famiglie e imprese. Dal suo osservatorio assiste giorno dopo giorno al prosciugarsi dei finanziamenti a piccole imprese, artigiani e cittadini. Non ci sono inversioni di tendenza o segnali di speranza: i dati continuano a peggiorare. Secondo la Banca centrale europea in novembre i crediti alle aziende sono scesi del 3,9% a livello europeo e addirittura del 5,9% in Italia.

Sullo stesso mese Bankitalia rileva una flessione del 6 per cento. Secondo il centro studi della Confindustria negli ultimi due anni sono "spariti" 96 miliardi di finanziamenti e per il 2014 è attesa un’ulteriore contrazione di 8 miliardi. Il problema coinvolge gran parte dell’Europa ma in Italia è una vera e propria emergenza. Mario Draghi, presidente della Bce, ha speso molte parole sul tema, annunciato misure allo studio (come quella di far pagare alle banche il "parcheggio" di fondi presso la Bce) ma per ora di atti concreti non se ne sono visti.

Anzi. Un’ulteriore stretta del rubinetto del credito potrebbe infatti arrivare proprio per effetto delle nuove regole. Sono regole blande, che accrescono in maniera irrisoria il livello di sicurezza del sistema bancario ma che potrebbero comunque ripercuotersi negativamente sui finanziamenti all’economia. “Anche se hanno mille modi per aggirarle a loro piacimento – commenta amaro Bortolussi – le banche continuano a farsi scudo dei regolamenti di Basilea per giustificare la continua riduzione dei crediti a famiglie e soprattutto imprese e la loro preferenza ad investire in titoli di Stato o altri prodotti finanziari”.

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